La gestione dei rifiuti in Italia è disciplinata dal Decreto Legislativo 152 del 2006 (parte IV), in parte modificato dal d.lgs. 205 del 2010. A questo testo base, detto anche “Codice ambientale”, si aggiungono altre disposizioni specifiche di settore, come ad esempio il D.Lgs. 49/2014 per i RAEE, il D.Lgs. 188/2008 per i rifiuti da pile e accumulatori.
La garanzia del rispetto normativo è un’attività piuttosto complessa per tutte le aziende, in quanto fa capo a diverse disposizioni soggette a modifiche e aggiornamenti.
Per non rischiare sanzioni, l’azienda produttore del rifiuto deve sempre tener presente che:
- come produttore del rifiuto è responsabile della sua corretta gestione lungo tutta la filiera (da qui l’importanza di essere certi della qualità dei partner a cui affidare il servizio di smaltimento);
- tutti i rifiuti sono identificati da un codice a 6 cifre, pertanto occorre stabilire il codice esatto per il rifiuto che si vuole smaltire. L’elenco dei codici identificativi (denominato C.E.R. 2002 e allegato al D.lgs 152/06) è articolato in 20 classi, a seconda del ciclo produttivo che ha dato origine al rifiuto;
- nel caso di smaltimento di rifiuti speciali pericolosi, occorre avere e compilare il Registro di Carico e Scarico e, una volta l’anno, procedere alla presentazione del Modello Unico di Dichiarazione Ambientale (MUD);
- è importante utilizzare esclusivamente intermediari, trasportatori ed impianti provvisti delle autorizzazioni necessarie a trattare i rifiuti da conferire.